martedì 24 marzo 2015

Essere Spike

Son passati 18 anni da che Buffy è apparsa nelle nostre case divenendo il fenomeno che è stato e facendoci amare pazzamente i vampiri molto prima di Twilight e True Blood. L'anniversario mi ha dato modo di riguardare alcuni episodi della serie e di apprezzare ancora di più quello che sempre sarà il mio personaggio preferito: Spike.

Canticchiando le magiche note di once More With Feeling, puntata musical della sesta stagione, finisce sempre che canti questa cosa qui



che rappresenta fondamentalmente chi è Spike e cosa è l'amore (quello vero) per lui. Guardate il video e ammirate il povero cagnolino che si strugge in mille modi perchè non è amato e lo sa. Ragionando sul mio vissuto attuale la mia empatia col personaggio deriva proprio dal suo modo di stare accanto a Buffy, che è ugualissimo al mio modo di vivermi un uomo.

Io amo. Finisco per farlo, ci provo a desistere, ma non ci riesco. Io amo perdutamente: non rompo i coglioni, accetto i rifiuti anche se non rinuncio mai del tutto. So quando potrebbe funzionare.

Anche se non mi consideri all'altezza. Anche se non ti consideri all'altezza. Anche se non mi prendi sul serio.

Vivo i miei sentimenti. Mi struggo e li sopporto. Preferirei non intralciassero la mia vita,  ma non succede quasi mai. Esami andati, lascrime agli occhi e lavori rimandati. Questo alla fine è sempre ciò che mi resta. Nessuno rischia con me.

Io sono disposta a tutto. Disposta a sopportare tutto. Disposta a fare tutto. Per essere migliore. Per stare bene e far star bene.

Io mi metto da parte e faccio di tutto per essere una buona spalla. Io ti seguo ovunque incoerente con me stessa, ma coerente con i miei sentimenti. Io capisco i miei errori e ti lascio in pace. Io per te non darei l'anima, me la riprenderei per averti nel modo giusto. Per tentare il tutto per tutto. Per arrivare al tuo cuore freddo.

Ecco Spike. Ecco Ilaria. Ma alla fine quello che volevo dire è poca cosa e si rissume in una frase.

Cuori Freddi, mi spiace, ci avete perso voi.

giovedì 19 marzo 2015

Auguri Babbo!

Oggi è la festa del papà.

Il mio papà come prima cosa non è mai stato mio papà, semmai mio babbo. Il termine papà, odiato da entrambi, è sempre stato per noi una sorta di vezzeggiativo della parola padre. Ma mentre "padre" è un ternime antipatico proprio perchè suona come una parola tronfia, così colma di tutta quella resonsabilità che il ruolo necessita, il termine papà fa l'opposto, sminuendone l'importanza. Che poi diciamolo: papà suona proprio male!

Il mio babbo è come me. Identico. E più cresco più gli somiglio. Se dovessi scrivere gli ingredienti che ci contraddistinguono, li elencherei così.
- Una buona dose di sensibilità, di quella fine che non si trova così spesso, che scava, va a fondo e che permette di essere lettori onnivori e discreti pensatori.
- Una bella manciata di bisogno di essere apprezzati per quello che si fa e per quel che si è, perchè non si è capaci di dosare la nostra capacità di farsi in quattro per il resto del mondo.
- Una grossa corazza dura e forte che nasconde tutto questo, fatta di ironia, di battute grezze, di sarcasmo.
- Una straordinaria capacità di mettere in disordine la qualunque, di non farlo volutamente, di rimandare l'inevitabile riassetto finchè la povera mamma perde la pazienza e brotolando crea un ordinato caos.

Il mio babbo soffre quando non riesce a capirmi e quando mi vede soffrire. Credo riveda in me il sè stesso che non era felice, quello senza mia mamma. Non me lo vuol far pesare e allora evita di mostrarsi triste pure lui e decide di spronarmi facendomi dei regali. Un giorno, dopo avergli detto che volevo leggere Il giovane Holden mi ha comprato l'edizione deluxe da 18 euro. Così tanto per fare le cose in grande. Perchè gli manco. E manca anche a me.

Una volta, chiacchierando, una persona mi disse che quasi non parlava coi suoi genitori, che non si sentiva capito e che loro non vedevano niente di buono nel suo bisogno di realizzarsi con un lavoro creativo. Scocciature, insomma. Mio babbo non capisce proprio come possa amare i fumetti, non li conosce e, cosa peggiore, non vuole neanche provarci a conoscerli. Riesce a malapena a intuire cosa mi spinge a spezzarmi la schiena per una passione che non mi dà fonte di reddito, ma non critica mai le mie scelte. Vuole solo vedermi felice. se è il fumetto è la via. ben venga. Se è un lavoro normale la via, ben vanga. Se è stare a Milano la via, ben venga. Perchè mi vuole solo felice e realizzata.

Con mio babbo litigo spesso quando sono a casa. Ma si tratta sempre e solo di cazzate e imcomprensioni. Per il resto, come la mamma è sempre qui, presente.

La cosa più divertente di mio babbo è però il modo imbarazzato in cui mi guarda ancora quanto lo abbraccio, che mi fa sempre sorridere. Come se non fossero passati 27 anni dalla prima volta che mi ha preso in braccio.

Auguri bà! Ti voglio bene.


lunedì 19 gennaio 2015

Sulla settimana passata e l'Italia

La settimana passata è stata la settimana del male, quella dove tutte le cose che credevo impossibili si sono compiute, tutte una dietro l'altra. Oggi è il Blue Day, il giorno più triste dell'anno, dicevano in Radio. Pare che secondo una serie di calcoli relativi il freddo, i pochi soldi in tasca dopo il Natale e il buio che avanza velocissimamente questo sia il giorno più misero e malinconico dell'anno. Quindi mi sembrava appropriato fare un breve riassunto della situazione di questa Italia di oggi.

L'italia oggi è:

- Censoria (mi riferisco a fattaccio Corriere, la mia sul diritto d'autore lo già detta QUI)

- Omofoba (si legga Regione Lombardia e convegno pro famiglie "naturali")

- Bugiarda (e mi riferisco a Greta e Vanessa, a quanto pare le troie del momento)

E sinceramente continua a venirmi il vomito.

Se sono ancora qui, indignata, ma viva e ancora capace di credere in un mondo migliore lo devo ad alcune persone che nella mia vita non sono state censorie, omofobe e bugiarde. Quelle persone per cui la libertà di essere se stessi è oro, che la difendono, in modi differenti, ma la difendono.

In un mondo che sento sempre meno mio, sono contenta di sentirmi parte di questo piccolo gruppo che è ancora in grado di cogliere certe sfumature. Vi ringrazio di farmi sentire meno sola.

Continuo a lottare. Fatelo anche voi.

sabato 17 gennaio 2015

Sul diritto d'autore

Chi mi conosce bene sa che l'attentato alla sede di Charlie Hebdo di Parigi mi ha scosso parecchio. Se c'è un'ideale in cui credo fortemente è quello della libertà di espressione e notare come alcune persone, dopo la vicenda, ne abbiano approfittato per attaccare l'Islam oppure, anche in maniera sottile, affermare: "con quelle vignette se la sono cercata" mi ha molto intristito.

Il livello di delusione è aumentato quando a tutto questo si è aggiunta la vicenda "vignette rubate", incredibile violazione dei diritti d'autore messa in atto dal Corriere della Sera a scapito di vari fumettisti.

Faccio il punto della situazione per chi questi giorni si è perso la polemica fumettisti VS. Corriere della Sera.

  • Il Corriere della Sera, in collaborazione con Rizzoli Lizard, ha messo in vendita un istant book dedicato a Charlie Hebdo, dove ha inserito una vasta serie di omaggi di vari fumettisti italiani (e non) condivisi i giorni precedenti dagli stessi nelle proprie pagine facebook. I proventi del volume dovevano andare in beneficienza alle famiglie delle vittime.
  • Il giornale ha fatto tutto questo senza chiedere il consenso degli autori e pubblicando delle vignette caricate a bassa risoluzione (nel caso di Leo Ortolani pubblicando una foto della sua vignetta postata dall'autore su facebook).
  • Gli autori, parecchio incazzati (e aggiungerei a ragione), si sono fatti sentire sulle loro pagine, facebook, sui loro blog e sui siti web, segnalando la scorrettezza indignati.
  • Dal Corriere della Sera sono arrivate delle "scuse" in cartaceo che suonano tanto di giustificazione, in cui si sottolinea la necessità di realizzare il volume in fretta e il fatto che i proventi del volume vadano in beneficienza, senza ammettere in maniera limpida il proprio errore.
Ora ho la necessità di dire la mia e sento di doverlo fare proprio qui.

Se fossi stata uno degli autori mi sarei davvero incazzata. Tralasciando (anche se lo considero un punto importante della faccenda) la scelta di scartare dal progetto le vignette di Charlie Hebdo ritenute offensive dalla testata (e siamo da capo, un velato modo di dire: "Se la sono cercata") che rende il progetto stesso incoerente, la scorrettezza nei confronti dei professionisti del settore è plateale e inconcepibile.

Tra l'altro  per sensibilità non avrai mai e poi mai permesso la pubblicazione; si tratta pur sempre di uomini uccisi barbaramente da terroristi, non avrei mai voluto essere accostata ad un prodotto del genere a prescindere.

Non si sa ancora bene cosa faranno i fumettisti beffati nei giorni a venire. Vi dico però come agirei io e, con questo, non voglio dire che le persone realmente coinvolte debbano ascoltarmi (al contrario e a priori mi unisco alla loro indignazione, unica cosa che realmente posso fare).

Se mi trovassi nelle loro condizioni e avessi i soldi necessari andrei per vie legali. E non lo farei per ottenere soldi o per sentirmi dire dal tribunale italiano: "Ilaria avevi tutte e ragioni". Ho passato una travagliata vicenda da testimone dentro le mura del tribunale di Fano e ho potuto constatare con i miei occhi quanto sia lenta la giustizia italiana e quanto sia palloso spesso fare la cosa oggettivamente più giusta. E in quel caso avevo assistito solo ad un atto vandalico.

Andrei per vie legali solo per un motivo: creare un precedente positivo in modo da dare la possibilità ad altri autori di essere tutelati in futuro, qualora accadesse di nuovo un fatto simile o, ancora meglio, per evitare che l'episodio si ripeta.

Ecco, magari non è così facile come sembra vincere una causa del genere e presumo che i diretti interessati si siano informati e decidano per il loro meglio consultando legali o roba simile. Ma io per il diritto d'autore lotterei. Farei davvero di tutto.

Avevo voglia di dirlo. Tutto qui.

lunedì 13 ottobre 2014

Il ritorno del cavaliere oscuro e me, ovvero di come Frank Miller abbia vinto su tutti i fronti

Sto cercando di capire perché Frank Miller è così importante per me.

Non è facile spiegare la mia venerazione per quello che è di fatto uno degli dei del fumetto (se non l’unico Dio) perché è cresciuta con il tempo, lettura dopo lettura, e mi ha del tutto travolto durante la ripresa de Il ritorno del Cavaliere Oscuro quest’estate. Oltre al desiderio di recuperare tutto quello che mi sono persa (fin troppo, Sin City per dirne uno), sento proprio al petto il fottutissimo bisogno di risfogliare i fumetti già letti.

Perché?

Perché mi sono sbagliata e ho sottovalutato il potere dei suoi lavori. Perché sono cambiata e ora sono capace di individuare nuove linee di lettura più interessanti e intriganti. Perché ho imparato ad apprezzare la cura maniacale del dettaglio. Perché adoro le maniera in cui VEDE le vignette, il modo in cui nelle sue mani diventano uno strumento di sperimentazione.

E perché proprio adesso?

Alla fine l’unica risposta che riesco a darmi è perché solo ora ho imparato a conoscermi bene.

“In che senso?” potreste chiedervi (o no, in fondo si tratta solo di me). 

E io vi risponderei di aver  capito di non essere quello che credevo di essere. Mi sono sempre ritenuta una tipa alla Gaiman e invece devo confessarvi che leggo Sandman  a spizzichi e bocconi, per evitare che risulti indigesto. Per piombare nel magico mondo di Delirio e gioirne devo provarne il bisogno, altrimenti la magia non funziona. Insomma ho ammesso a me stessa che i mondi onirici romanticamente deviati non mi appartengono e non mi apparterranno mai.

In Miller trovo quello che non mi suscita Gaiman, cioè una buona dose si emozioni nitide, ben delineate e sincere. Vere. Le trovo tutte nel suo Batman. Sento che proprio qui mi viene spiegata l’essenza dell’animo umano e l’evidente incapacità di essere sé stessi senza piegarsi alla propria natura. Siamo quello che siamo, non possiamo essere diversi. Possiamo solo trasformare i nostri difetti in ulteriori armi per sopravvivere a questo mondo,  far valere le nostre convinzioni e proteggere ciò che ci è più caro. Perché il mondo è ostile, sempre lo sarà e sta solo a noi non chinarci di fronte a nulla. E per farcela dobbiamo autodeterminarci e divenire potenti nella nostra piena coscienza.

Un particolare divertente è che il mio “risveglio milleriano” dipende da un’opera del Maestro che non tutti conoscono: Ronin. E allora immaginatemi all’inizio dell’anno, in pigiama (vorrei potervi dire in maglietta e perizoma, ma era freddo) mentre mi affogo nelle pagine che raccontano di un futuro che in parte è già arrivato e di uno che in parte è già nella testa di tutti. Lì, proprio lì, a fare il tifo per un samurai disonorato. Là, dove l’uomo è in grado solo di distruggere e dove tutto ciò che è bene non è quello che sembra.

E fu così che lo sfondo del mio telefonino lo prese Miller.

Ora il Ronin ha lasciato il posto a Carrey Kelly in veste di Robin, bella come il sole con i suoi occhialini e il suo ciuffo in bella vista. 

Insomma un passaggio di testimone che in realtà vero passaggio non è, dato che Miller rimane.

Rileggere Il ritorno del Cavaliere Oscuro di questi tempi è stato come morire e rinascere (ironia della sorte); smettere di vivere per non trovarsi davanti all’egoismo del genere umano e sopravvivere per non perdere le persone che lottano con coraggio e devozione.  È sapere di essere Gordon e desiderare essere Batman, voler essere influenti quando in realtà si è solo una piccola pedina nella mani di altri uomini.

È MAGIA PURA.

Volevo fare un elenco dei 5 motivi per cui Il cavaliere oscuro è il fumetto più bello di sempre, una sorta di riepilogo del perché secondo me Miller ha vinto su tutti i fronti. E allora mentre terminano le ultime note di Moonlight Mile (adorabile fissazione per Sticky Fingers) ci provo con la convinzione che renderò ancor più confusa quest’accozzaglia di pensieri.

Il piccolo rettangolo smussato che distorce i fatti

Passando molto tempo a casa, spesso con la tv accesa, mi sono  resa conto ancora di più di come i programmi televisivi possano propinarci notizie distorte, tacere di eventi importanti e orientare le nostre opinioni offrendoci solo un punto di vista. Ne Il ritorno del Cavaliere Oscuro ogni vignetta smussata rappresenta lo schermo televisivo, una piccola finestra per permetterci di ascoltare ciò che guardano le persone comuni che vivono in città. Un nuovo modo di osservare come i media trattino le vicende che ci vengono raccontate direttamente dai protagonisti e di come ogni piccolo sprazzo di talk show sia dominato dall’ovvietà e dal bisogno di trovare sempre e comunque un capro espiatorio che permetta i cittadini di riconoscersi innocenti davanti al disfacimento di Gotham. E proprio soffermandosi su tali vignette che ci si trova di fronte ad un dato di fatto innegabile: niente e nessuno descrive meglio di Miller il media televisivo.

-Channel two, in esclusiva, mostrerà il video di sicurezza della polizia dell’omicidio del sindaco! È uno spettacolo per un pubblico adulto. Restate con noi.

-Il nostro argomento di stasera è la responsabilità di Batman per questa atrocità. Nostro ospite, l’esperto mondiale sull’impatto sociologico di Batman, il Dott. Bartholomew Wolper.

Sono solo alcuni esempi di come la reporter Lola e gli altri membri di Channel two si propongano alla persone che si trovano dall’altra parte dello schermo. Miller ci mostra una tv caratterizzata da segnalazioni di notizie cruente descritte nei minimi particolari, da opinionisti del niente e dalla superficialità che dilaga in ogni dibattito. Insomma, niente più triste, niente di più vero.  

L'occhiolino di Superman

-Ci ucciderebbero se potessero Bruce. Sono ogni hanno più piccoli. Ogni hanno ci odiano di più. Non dobbiamo ricordarli che i giganti camminano sulla terra.

-Io gli diedi la mia obbedienza e la mia invisibilità. Loro mi diedero una licenza e ci lasciarono vivere. No, non mi piace. Ma posso salvare delle vite…e i media stanno buoni.

-Ti ho sempre amata…Anche se sono nato in un’altra galassia…Ti ho sempre servita…Ci anima la stessa forza…quella del sole…tu la trattieni…qua…la conservi…Ti imploro…Per un mondo sofferente liberala…Madre…Sei così…Generosa…Tu mi doni la tua magnifica giungla…e io giuro…che il tuo figlio adottivo ti onorerà.

E poi quell’occhiolino nella penultima pagina.

Superman è il superuomo per eccellenza. Sempre infallibile, sempre pronto a fare la cosa giusta e a mettersi al servizio degli altri, annulla le sue esigenze per un bene maggiore. L’uomo perfetto, o meglio l’uomo che non esiste. Ciò che tutti aneliamo ma che nessuno  è capace di raggiungere, neanche con impegno e costanza, perché il male è insito in noi. E così l’unico uomo perfetto non può che essere un alieno e non può far altro che farci storcere il naso. Ma vacilla cazzo! E invece no, sempre intero, sempre pronto ad amare la terra e i suoi abitanti, più di noi e meglio di noi. Ne Il  ritorno del Cavaliere Oscuro Miller ci racconta (e come lo fa bene!) di quanto  Superman sia capace di esser ancora più buono: la Terra va in pezzi, la sete di distruzione dell’uomo dilaga e in contrapposizione lui diventa sempre meglio, un Cristo pronto a portarsi il peso di tutto il male del mondo. Semplicemente patetico, ma totalmente supereroistico. E d’altronde di chi stiamo parlando, se non del supereroe per eccellenza?

Il ciuffo cotonato di Carrey Kelly

La Robin che mi somiglia. Quella ragazzetta avventata che va verso la sala giochi, anche se sa che è un rischio, perché non vuole precludersi niente. Quella ragazzetta che, nonostante gli occhiali e le ciocche che le cadono sul viso, non nasconde i propri sentimenti che le si insinuano nelle curve delle labbra e negli occhi espressivi. La ragazzetta che decide di seguire un’ideale senza chiedersi troppo perché, forse solo per riconoscenza nei confronti di un uomo così diverso da lei. Un’adolescente che vuole di più, ma non sa come fare e, per questo, decide di affidarsi a Batman e di credere che la sua missione sia quella giusta. Trovo incredibile che Miller sia riuscito a descrivere con tanto anticipo e in maniera così vivida il ritratto del giovane di oggi incapace di reagire in un mondo che non gli appartiene. L’unica cosa che resta a Carrey Kelly per potersi immaginare in una situazione diversa dall’anonimato in una città che fa di tutto per non essere sua è trovare un uomo forte e potente, un maestro, attirare le sue attenzioni, farsi accettare come compagna d’avventure e assorbire tutto quello che può. Innamorarsi di un personaggio (Batman) e abbracciarne le convinzioni (Giustizia ad ogni costo). Lottare per i principi di un’altra generazione con la speranza di cambiare le cose o quantomeno di cambiare se stessa. Di solito si avvera soltanto la seconda opzione.

-Una piccola mano stringe la presa sul mio braccio…una ragazza di tredici anni respira veloce e perde all’improvviso l’innocenza.

 I “Vecchio fortunato” di Batman

Da un lato la giovane senza un orientamento, dall’altro il vecchio determinano che non ha mai perso di vista il suo obiettivo. Come ci ha sempre abituato, anche ne
Il ritorno del Cavaliere Oscuro Bruce rimane un personaggio incapace di vivere senza la maschera. Nei brevi sprazzi del graphic novel in cui appare in pensione lo vediamo in ordine cronologico rischiare la vita in una gara di Formula 1, bere whisky (o chissà che altro) insieme a Gordon in memoria dei vecchi tempi e farsi aggredire e derubare da un gruppo di ladruncoli da strapazzo. Poi è di nuovo Batman. La sua caparbietà nel combattere il crimine, arrivando dove la polizia e la legalità non arrivano, si rafforza e assume una connotazione diversa. È facile mettersi in gioco quando si è giovani e ci si è ben preparati alla battaglia; lo è meno quando gli anni avanzano e non si è più forti come prima. Il Batman di Miller lo sa, conosce bene i suoi limiti e ciò gli permette di compiere le scelte tattiche adeguate per trasformare una sconfitta dichiarata in una vittoria al filo di lana. Non sempre agisce con cautela però; ha troppo bisogno di sentirsi Batman (con la B maiuscola) e allora rischia con attacchi che non funzionano a dovere. Non è più quello di una volta e per questo, ad ogni avventatezza che compie rimanendo illeso, sa di esser fortunato. Se lo ripete in continuazione, ma non ci crede. E, vi dirò, non ci credo neanche io.

 Le colpe dei padri ricadute sui figli

-Quando penso a Bruce…vorrei che non mi avessero mandato in pensione. È finito. Non c’ è modo di dirglielo. Né motivo, suppongo.

Perché i Mutanti sono così? Perché tanta violenza? Perché tanto insensato bisogno di distruzione? Bisognerebbe chiederlo ai padri che con le loro azioni hanno plasmato il mondo a loro immagine e somiglianza. La vita a Gotham (e sulla Terra in generale, considerando a cosa va incontro Superman) non lascia intatto un solo briciolo di speranza. Di chi è la colpa? Di chi si è lasciato corrompere fino alla pazzia (Harvey Dent ), di chi non ha fatto abbastanza bene il proprio lavoro (James Gordon), di chi non ha reagito (il cittadino medio). Sono gli stessi abitanti di Gotham ad averla trasformata in una città  in rovina e a rendere potenzialmente pericolosi i propri figli. Stessa cosa si osserva nello scenario globale: la terra brucia per le colpe degli uomini. È un mondo senza scampo quello che ci racconta Miller, un mondo dove il bene non può vincere e i più potenti supereroi non bastano più. 
Un mondo, ahimè, non tanto diverso dal nostro.

Ce ne sarebbero altre di motivazioni (i “Penso a Sarah. Il resto è facile” di Gordon, l’inevitabile sconfitta delle riabilitazioni, la mamma e i colori per Robert, la collana di perle e le pallottole, il pipistrello che ha dato vita a tutto, per citarne qualcuna) ma è faticoso parlare de Il ritorno del Cavaliere Oscuro. E fa anche un po' paura.

Perciò vi lascio con una promessa che mi sono fatta. I primi soldi che otterrò lavorando saranno spesi per acquistare la mia copia personale. Perché me lo devo meritare Il ritorno Cavaliere Oscuro. Per me, per la mia generazione disadattata e per un nuovo inizio.




domenica 12 ottobre 2014

Impressioni di settembre

Un mese impegnativo Settembre. Un mese pieno di cose da fare. Film da vedere, eventi a cui partecipare e fumetti da vivere. Come sempre mi sono impegnata e ho dato tutta me stessa. Forse anche troppo, tant'è che mi sono messa in discussione per l'ennesima volta. E allora, mentre plasmo una nuova me, ricordo i bei momenti settembrini e le persone magnifiche con cui li ho condivisi.

Ecco una carrellata di foto, che a volte è meglio non usare troppe parole.

Cubanìa

Essere a Milano ma sentirsi a Cuba con un buon caffè in mano.

QUI il mio articolo per Bloggokin.it.









 Bloody Hour


Incontro con alcuni disegnatori Bonelli di Dampyr, Lukas e Dylan Dog nel mio solito rifugio in zona Conciliazione: il Plaza Cafè. Per l'occasione ho avuto modo di conoscere Statella, De Tullio e Benevento e di ritrovare Freghieri (che l'anno scorso mi disegnò un Dylan Dog fantastico che quando lo vedo ancora piango)













Tartarughe Ninja

4 Tartarughe per difendere la Terra
Sono Ninja...Ninja!


Ritorno bambina e mi godo il nuovo action movie delle Turtles. 
Poi mi faccio prendere la mano e, i giorni seguenti, mi vedo tutti i vecchi film degli anni '90.
Retro-Ila.

Si alza il vento

Non posso perderlo e non lo faccio.
La mia piccola quasi recensione è QUI, sul mio blog.

Incontro su Dylan Dog a Cremona

Colgo l'occasione di ritornare al Centro Fumetto Andrea Pazienza a distanza di un anno per ascoltare le buone nuove (se nuove ci sono) su Dylan Dog. Ho l'occasione di rincontrare Roberto Recchioni e Franco Busatta che curano insieme la serie e di conoscere Nicola Mari. Ma più di ogni altra cosa mi fiondo ad ammirare le tavole inedite in mostra, curiosa di vedere Rania, il mio chiodo fisso.

Oltre al riepilogo che trovate sul blog, ho scritto la cronaca dell'incontro per Lo Spazio Bianco. Potete leggerlo QUI.





Conferenza Bonelli


E alla fine è giunta l'ora X e mi sono recata anche io il 26 a sentire cosa aveva da dire la Sergio Bonelli Editore. Ho gestito per l'occasione i Social de Lo Spazio Bianco al completo segnalandovi live buona parte degli annunci su Twitter, Instagram e Facebook.







La altre foto le trovate QUI.

Inutile dire che vedere Tiziano Sclavi dal vivo è stato davvero fantastico. Mai avrei creduto di averne la possibilità. 

A breve su Lo Spazio Bianco uscirà un mio pezzo di approfondimento sulla conferenza. Perciò restate connessi!

Ringrazio Gigi Cavenago per la splendida foto che mi ha scattato durante il Party Bonelli.


Treviso Comic Book Festival

Il giorno dopo sveglia alle cinque e partenza per Treviso. C'è da visitare una fiera! Sono molto legata al Treviso Comic Book Festival, la considero una fiera imprescindibile dove i fumetti, le mostre e gli autori si elevano su tutto (del resto lo avevo già spiegato un anno fa proprio QUI)




























Le altre mie foto le trovate QUI.

I Guardiani della Galassia

Per concludere il tutto sono andata all'anteprima stampa de I Guardiani della Galassia e a breve, sempre per Lo Spazio Bianco, troverete la mia recensione!

Vi saluto mostrandovi il gadget donatomi all'anteprima.





Vi consiglio di seguire Lo Spazio Bianco sui Social. Il perché lo scoprirete presto ed ha a che fare coi Guardiani!

Al prossimo mese!