Per farvi capire quello che è Asso per me e per il suo stesso autore,
devo per forza iniziare raccontandovi un aneddoto che si riferisce alla
primavera scorsa quando, di fatto, conobbi Roberto Recchioni per la prima
volta. Ero a Torino per accaparrarmi la mia copia di Mater Morbi autografata e
per intervistare lo sceneggiatore, sin da subito disponibile per un’intervista.
Fino ad allora non conoscevo molto i suoi lavori, ma quei pochi che avevo avuto
in mano mi avevano colpito profondamente. Durante l’impacciata intervista
l’autore mi aveva parlato di Asso, trattandosi di una delle opere costituente
la triade pubblicata tra il 2012 e il 2013. Con nervosismo, per evitare brutte
figure, ho sentito il bisogno di esporgli la mia mancanza: non lo avevo ancora
letto. Lui mi ha sorriso beffardo, come i bulletti che tanto gli stanno a
cuore, e mi ha detto testuali parole: << Asso non ti piacerà>>.
Ebbene si sbagliava.
E’ innegabile che Asso sia un prodotto particolare: fortemente
autobiografico, riesce ad essere dissacrante e stimolante, senza mai prendersi
troppo sul serio, senza mai ambire ad essere più di quello che è. Sfogliandolo, è abbastanza semplice capire
perché non piaccia al pubblico femminile: la maggior parte delle storie in esso
raccolte sono pornografiche e spietatamente sadomaso. Ma buon per me che non è
così facile sconvolgermi, sono andata oltre e ne ho letto il contenuto.
Ne sono rimasta a dir poco folgorata. Asso è sé stesso, vive intensamente, vive di sé; è edonista, sfacciato, sbruffone, arrapato, volgare, egoista, ma nonostante i suoi difetti è SIMPATICO. Talmente simpatico da indurre anche me ad essere un po’ come lui, più cattiva, più me stessa, senza troppi freni, alla ricerca costante del piacere. Perché Roberto, come Asso, bene non sta e ha imparato a sue spese che il concetto di “carpe diem” è sacrosanto. Il libro, in questo senso, è stato per me catartico. Ha reso possibile osservarmi dall’esterno con una consapevolezza nuova, mi ha fatto capire che in realtà mi sentivo ormai morta e che volevo tornare a vivere. E l’ho fatto.
Così capite che a questo fumetto
devo molto e non esisterà giorno in cui, aprendolo, smetterò di sorridere.
Perché è un fumetto profondo anche se profondo
non lo è.
Perché c’è un po’ di Asso in ognuno di noi.
E non è poi così sbagliato tirarlo fuori una
volta ogni tanto.
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