Con Sergio nel cuore
Presa del caos e ridente come non mai, mi accosto agli stand
dei gadget nell’intento di scegliere cosa regalarmi, cosa davvero valga la pena
acquistare e quale sia il modo migliore di non perdermi niente. Invano, perché ogni
portachiave acquista un aura di magia, voglio tutto e al contempo niente. Giro
imperterrita da uno stand all’altro, senza obbiettivi, senza strategia. E il
Lucca Comics con i suoi colori e i suoi toni di grigio svanisce nella mia mente
perché mi ci accosto con troppa frenesia. E l’essenziale si perde.
Devo perciò ringraziare Enrico, tuttora il mio più grande amico e con cui ho condiviso
cinque anni della mia vita fondamentali per la mia crescita se, per un momento,
in quella fiera, allo stand Bonelli mi sono fermata. Mi ha bloccato lui, smilzo
com’è, perché sapeva che non potevo perdermi un momento così importante. Certe
volte è proprio vero che è inutile saltare da un posto all’altro, basta godersi
un bel tramonto immobili e in silenzio e tutto si sistema. Quel giorno io mi
fermai e vidi per l’unica volta che mi è stato concesso Sergio Bonelli.
E’ andata proprio così: sono stata afferrata per il polso e
mi è stato detto: “guarda Ila. Lo so che vuoi girare tutta la fiera e c’è poco
tempo, ma credo proprio che siamo di
fronte a Sergio Bonelli…”. Ed era così. Curiosi e intimiditi lo abbiamo
osservato a distanza, un elegante signore bonario e sorridente (lo era?) tra
altri cinque o sei signori composti. E l’emozione delle prime volte si è subito
impossessata di noi e, come bambini, ci siamo guardati sorridenti ed eccitati.
Uno dei nostri momenti, dove eravamo una sola cosa, un solo pensiero espresso
da due corpi, uno in due.
Fu l’unica volta che vidi Sergio Bonelli in carne ossa, ma
non l’ultima in cui lo rividi negli occhi degli altri. E continua ancora oggi a
insinuarsi in me il suo ricordo quanto vedo la sua persona negli occhi di chi ci
ha collaborato per anni. E ancora di più, però, quanto mio zio, il mio zio di Tex, mi parla di lui con la gioia del
bambino che era, con la massima stima, quasi come fosse una figura paterna.
Figlio di suo padre, ma creatosi da solo, sceneggiatore brillante e uomo senza
macchia. Questo so di lui da mio zio. Che non l’ha mia conosciuto, ma che lo rivede
in Tex, Zagor e Mister No. E io ci voglio credere. Perché i fumetti a volte
raccontano gli uomini meglio della realtà stessa. E l’amore di chi ha
collezionato una vita gli albi Bonelli è davvero qualcosa di magico.
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