In treno
Sono in viaggio verso Roma. Mi
sono dovuta svegliare all’alba per partire da Pesaro con la Frecciabianca.
Anzi, prima dell’alba visto che il sole è sorto dal mare mentre ero in viaggio
tra Fano e Pesaro.
Primo step: raggiungere la città
del Rossini. Sono seduta sul mio bagaglio davanti all’uscita; devo scendere a
breve, così evito di trascinarmi la valigia dentro uno scompartimento e
attendo. Si apre la porta, entra il controllore e mi chiede il biglietto. Che
palle! Sto giusto giusto giungendo alla mia prima meta. Glielo porgo e gli
dico: <<Ora devo scendere>> e sorrido smagliante. Voglio essere a
Roma, ora! Lui mi risponde allegro: <<Anche io!>>. E’ un uomo dell’età
di mio padre, gioviale ed estroverso, come tutti noi marchigiani-romagnoli. E’
gentile, mi chiede che sto facendo e dove sto andando e mi da indicazioni sul
meteo romano. Pare sia davvero caldo dall’altro lato dell’Italia. Il treno si
ferma, gli auguro buon lavoro e scendo. Non so se sono io con il mio charme che incanta o se ho
beccato l’unico addetto Trenitalia simpatico ma già sono di buon umore.
In stazione tutti mi guardano un
po’ troppo le tette! Grrrrrr. Ma in fondo va bene, mi piace così. Se uno non
sfodera le sue armi che ce le ha a fare. Prendo con inspiegabile tranquillità e
senza troppi imprevisti il Pesaro-Roma. Mi sento fortunata. Mi sento viva.
Nuovo inizio.
Da brava geologa che si rispetti
vedo una roccia in esposizione (in affioramento direi ai colleghi) e già
distolgo l’attenzione. Il biancore dei calcari marnosi mi attrae, vorrei essere
là sopra a constatare tutto quello che posso con le mie mani, come ai bei tempi.
Schizzo una piega e rido. E’ folle il mio amore per la geologia. Ilaria e il
ritorno alle scaglie!
Disegno la gente che dorme dopo
aver sonnecchiato un bel po’ anche io. Ma non è che sia così ispirata e poi, lo
ammetto, non riesco proprio a disegnare il grasso da decubito.
Sto ad un passo dalla città che
sarà tutta mia per dieci giorni. Non vedo l’ora.
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