sabato 31 agosto 2013

IL FUMETTO SECONDO LE MIE COINQUILINE

I fumetti e i loro autori sono sacri…solo per me!

Dopo un lungo monologo infervorato, per l’ennesima volta, le ricordo che il titolo del Dylan Dog 280 non è "Mater Mortis" ma Mater Morbi. Sono a dir poco sconvolta dal suo assoluto menefreghismo, si burla di me! L’unico motivo che la spinge a parlare a vanvera è il puro divertimento che prova nel vedermi contrariata. E io ci casco! Perché I FUMETTI NON SI TOCCANO! 

Non contenta mi trotterella attorno, mentre mando avanti le pagine del kindle, osservando ancora rapita gli splendidi disegni che ho davanti. In adorazione, commento: <<Meno male che ho le tavole del fumetto in pdf nel e-book, così posso iniziare il mio decoupage di Dyd con i fantasmagorici disegni di Massimo Carnevale!>>. E lei, senza sapere neanche di cosa parlo, mi contraddice: <<Ma scusa non era il fumetto disegnato da Asso?>>. E io: <<Ma sei scema! Roberto Recchioni è lo sceneggiatore. Le tavole sono di Massimo Carnevale, non vedi?>>. E ci ricasco ancora, perché I FUMETTISTI NON SI TOCCANO! 

Ed eccola pronta a ribattere, mentre una lucina di vittoria abbaglia i suoi furbi occhi marroni da spiritello: <<Ah! Carnevale! Per me può anche essere Pulcinella!>>. 
Beata ignoranza.



venerdì 30 agosto 2013

ABOUT...BOOKS

ABOUT MILANO E 101 COSE DA FARE A MILANO ALMENO UNA VOLTA NELLA VITA

Voglia di fare la turista nella città che finalmente, dopo lunghi travagli emotivi, sono in grado di amare.

Bisogno di cercare preziosi tesori in solitudine o in compagnia di chi la ama forse più di me.

Ricerca di quella bellezza che mi gonfia il cuore e la mente e che mi rende capace di scoprire parti ancora misteriose e nascoste del mio io.

Necessità di tonificare le gambe dopo la dieta che mi sono autoimposta in occasione delle vacanze romane che mi attendono (forse).

Volontà di sentirmi viva in una città che, anche se non sembra, è più pulsante che mai. E non in senso negativo.

Desiderio di non fermarsi dopo questa settimana di scoperte, ma di continuare a settembre da dove sono rimasta. Dai fenicotteri rosa, direi.

Per fare tutto ciò mi servivano due cose: un cicerone ed una guida cartacea.

Si dia il caso che l’unico amico milanese che ho, guarda un po’, è talmente affezionato alla storia della sua città, da conoscerne gli scorci più celati e perfetti. Avere lui al mio fianco è una fortuna inestimabile, sia perché davvero ogni giorno imparo qualcosa (molto più che a scuola), sia perché tutto ciò che è la Milano nascosta commuove entrambi con la stessa intensità. E l’unione di intenti e di emozioni è una sensazione impagabile, che auguro a tutti di provare prima o poi. Più prima che poi. Non dirò che abbiamo fatto, cosa abbiamo visto e che abbiamo provato, me lo tengo per me. Cito invece, perché lo sappiate anche voi, la cosa più preziosa che il mio “instabile” amico mi ha dato: una poesia. Vi direte: che ha a che fare con Milano? Molto più di quello che possiate pensare. In primo luogo perché l’autrice, Antonia Pozzi, era una fragile e sensibile anima meneghina. In secondo luogo perché fa sempre un certo effetto leggere bisbigliando qualcosa dentro Villa Litta, la nostra biblioteca speciale, un edificio che fuori delude e dentro meraviglia. Dovrebbe essere tenuta meglio, splendida com’è! In terzo luogo perché attinente alla struttura pubblica c’è un parco, uno dei pochi qui a Milano, uno di quelli considerati tra l’altro malfamati, come la stessa zona in cui siamo: Affori. Accostarsi alla poesia “Prati” con il verde erboso tutto attorno da' ancora più significato alla lettura. Non dirò nulla, a parte che stavo quasi per piangere visibilmente commossa. Commossa e compresa, come sempre è quando si condivide un momento unico, di quelli cruciali della vita. Cercate le raccolte di Antonia Pozzi, leggete della sua vita e trovate l’antologia in cui si trova la poesia “Prati”. Leggetela. Poi cercatemi e fatemi sapere. Nel blog o in privato. Ci tengo davvero.


La guida cartacea, è presto detto, non poteva che essere 101 cose da fare a Milano almeno un volta nella vita. E’ un libro che ho subito notato in libreria e che mi ha immediatamente (non so spiegarvi neanche come) conquistato, senza nemmeno essere aperto. Sensazioni strane, che ogni tanto, per certe speciali occasioni mi pervadono completamente. Sensazioni mai fallaci tra l’altro. Ho avuto modo di conoscere la sua scrittrice Micol Arianna Beltramini e sono rimasta piacevolmente sorpresa di trovarmi davanti una persona che, come me, ha capito profondamente certe sfumature di Milano e ci tiene DAVVERO che questa città viva dell’immensa bellezza che cela. Mi sono davvero riscoperta amante della città tramite il suo lavoro fatto con dedizione, come una cerca antica atta al ritrovamento di ciò che di più bello possa esserci in un posto che non è mai stato considerato tale, né tanto meno speciale. Milano è invece speciale. Lo è perché è vecchia e nuova allo stesso tempo, basta tuffarcisi dentro per trovare nuovi angoli di paradiso, vecchi e nuovi, che, a volte sono persino fusi insieme. Pare quasi facciano l’amore. La fusione del moderno con l’antico la rende per me la città più romantica che abbia mai visto. No, non un romanticismo solare e spensierato, ma quello malinconico e volto al passato. Quello alla Gatsby, narrato in maniera così potente da Fitzgerald. Quello dell’amore che più che amore, è un ricordo. Un ricordo su cui però è stata impostata tutta una vita, così flebile agli occhi di uno sconosciuto. Milano è così: fumosa, cangiante e incompresa. Io spero che così resti sempre. Scoprirla è un’esperienza unica che vale la pena di tentare. Se ci riuscite ne uscirete arricchiti, fidatevi.

mercoledì 28 agosto 2013

RIFLESSI DI ME


BLUES MOTIVE

E’ strano quanto senti che vorresti avere una cosa ma che, per la tua stessa indole, non puoi ottenerla, non perché tu non sia capace di custodirla, ma perché non ci sono le condizioni giuste per far sì che tu sia la persona più adatta. A questo punto chiudo gli occhi, malinconica, e ascolto le note immaginarie che pullulano la mia mente e che, se si concretizzassero, sarebbero un rude blues.
*Piccola piccola riflessioncina fatta al parco. Se sapeste a cosa mi riferivo non ci credereste. Manteniamo un velo di mistero va’!*

martedì 27 agosto 2013

ABOUT...CINEMA


ABOUT MEMENTO

Ieri sera, dopo circa un anno, ho rivisto per la seconda volta Memento, a mio parere il miglior film di Nolan. Considerate che all’appello mi manca  solo Insomnia, il thriller con il Sr. Al Pacino, che mi riprometto di vedere prima della fine delle vacanze. Anche se forse sarebbe meglio mi dedicassi all’essenziale, data la mia lacunosa cultura cinematografica, prima del resto.
Ma veniamo a noi. Amo i film “intrippati” e Memento -così come quella perla di Fight club che devo nominare, scusate- appartiene a tal categoria. La comprensione della storia è in primo luogo minata dall’ordine non sempre cronologico delle scene. Il film si muove infatti in due direzioni: le sequenze in bianco e nero, del passato, seguono il normale corso degli eventi, mentre quelle a colori, del presente, sono a ritroso. E’ naturale trovarsi spaesati anche se, in breve tempo, capito il meccanismo, si è subito indotti a bramare la scena passata per dare significato a quella futura, già vista.

E’ un film di vendetta! Il protagonista, Leonard, interpretato da quel bonazzo di Guy Pierce, vuole vendicare la morte della moglie, avvenuta a seguito di un’aggressione con stupro. E’ determinato, sveglio e motivato! C’è solo un piccolo dettaglio che di fatto deraglia e compromette la sua cerca: la mancanza di memoria a breve termine. E qui ritorniamo al motivo per cui il film è girato con netta divisione in sequenze; ognuna di esse è un piccolo frammento di memoria perduta dal protagonista, la cui scomparsa attiva gli ingranaggi stessi che porteranno la storia verso un finale col botto! Pardon un Inizio col botto!
Non posso permettermi di svelarvi molto dei suoi contenuti, vi giochereste la sorpresa senza dubbio. Ma ribadisco che è un film meritevole, estremamente complicato e dal triste epilogo. La pellicola va avanti proponendo principalmente riflessioni sull’importanza dei ricordi; Leonard sa chi era, ma non sa chi è diventato. Anzi, sotto un certo aspetto non sa nemmeno chi era, perché tutto quello che sa è autoinduzione bella e buona, raggiunta mediante l’uso di suoi stessi messaggi, incorporati in tatuaggi e fogliettini, indicazioni che gli permettono di portare avanti la vendetta. Non dirò altro, la trama nasconde un segreto da scoprire a cui non potete proprio rinunciare. Voi tutti fate un tentativo, provate a guardarlo, anche se non è il film che fa per voi.  L’idea di base è a dir poco geniale.

*A Memento accosto il nome di un caro amico, Mirko. Senza la sua segnalazione la pellicola non sarebbe mai diventata un mio film cult. E forse di Nolan conoscerei solo i Batman, che, per carità, son belli, ma permettetemi di dire che non li preferisco a capolavori come questo o The Prestige. Mimmo ancora tante grazie!*

domenica 25 agosto 2013

TRA SOGNO E REALTA'


LUI E LEI

 E’ irritante e infantile.  Per questo trova ridicolo il suo modo di comportarsi, il suo totale disinteresse, ma allo stesso tempo deve ammettere a se stessa che sotto sotto le piace. Le piace davvero troppo. Le cose infantili che lo contraddistinguono la attraggono e non può proprio evitare di legittimare il suo atteggiamento da sbruffone, il suo narcisismo e il suo bisogno di attenzioni. Pensare che non si faccia vivo perché vuole Lui il controllo, vuole Lui gli applausi e i complimenti è allo stesso tempo veleno e antidoto. E intanto Lui rimane al centro, proprio lì dove vuole stare. Lei ragiona: “Quanto conto in tutta questa situazione? Quanto sarebbe di fatto disposto a darmi?”. Sa la risposta ma non le piace e la scansa. Vuole provare ed è pronta anche ad illudersi pur di sentire ancora, di non provare ancora il vuoto buio che finora l’ha circondata e ghermita.

Ma non può funzionare perché Lei vuole anche ricevere, non solo dare. Ricevere dovrebbe essere così semplice, così facile. Ma quando sei come Lei diventa complicato e il ricevere prende il posto del dare sempre. Forse deve cambiare e non dare a chi non da e tutto si aggiusterebbe. Ma poi se non da soffre, soffre molto, non si sente più se stessa. E deve continuare a fare il suo lavoro di dedizione verso gli altri, continuo e necessario. E gli uomini prendono sempre da Lei tutto quello che vogliono e si dimenticano in breve tempo  che è importante dare. Capiscono benissimo il loro ruolo di dominio e questo li appaga. Non si soffermano ad analizzare i sentimenti, li vivono e vivendoli pensano più a se stessi che al mondo che gli circonda. Si ritrova a rimuginare le sue solite, inutili, concezioni femministe, in cui gli uomini non rappresentano altro che il lato egoistico del genere umano e la donna, da sempre, per la sua indole e riflessività, si sacrifica. L’uomo, si dice tra se, vuole potere e attenzione e se non li ha soffre, la donna vorrebbe comportarsi come fa la sua controparte maschile ma è sempre disposta ad annullarsi, vittima della sua stessa condizione.

 Cade nel vortice dei suoi pensieri e in quel mentre Lui è là, venuto da chissà dove e chissà come, solo per Lei, per dimostrargli di non essere quel tipo di uomo. E’ al ciglio della porta e delicatamente apre, pronto a far vacillare le sue molteplici insicurezze in meno di un secondo.

*Piccolo raccontino, meno autobiografico degli altri, ma pur sempre basato su emozioni personali e sentimenti condivisi. Un monito per le donne: dovete smetterla di pensare troppo che si finisce come Lei che, ovvio, si fa problemi per niente. E uomini siate come Lui! Venite da noi al momento giusto, dimostratecelo se ci tenete! Perché una donna senza le attenzioni che merita è come una pianta secca. Siate la nostra acqua e non raggiungeteci mai troppo tardi.*

 

TRA SOGNO E REALTA'


Premessa

Sentivo il bisogno di sviscerare i sentimenti provati e di ricontestualizzarli per renderli più fruibili e meno dolorosi. Avevo bisogno di un piccolo spazio in cui inserire i miei scritti liberi, meno ben fatti, ma comunque parte integrante della mia produzione attuale. Non sia mai qualcosa vi ispiri o vi colpisca. Io ce la metto tutta, anche se le idee un po’ più carine, non si sa mai, me le tengo per me. Perdonatemi per questo, ma ho ancora la flebile speranza che qualcosina possa essere fonte di pubblicazione o, se non altro, almeno generare in futuro qualche piccola perla per cui mi ringrazierete. Non vi nego che per me è un momento delicato e doloroso. Quindi spero che, lasciando vagare un po’ l’immaginazione, spingendo oltre ogni limite la fantasia e osservando anche solo banalmente la realtà, prima o poi riesca a stupirmi e a stupirvi con lo scritto che non ci si aspetta. Per ora vedo il percorso da intraprendere ancora molto lungo. Anzi a volte mi sembra di non essere neanche sulla giusta strada, tanto sono persa nei meandri del passato. Un passato lontano, che non credevo di poter rivivere così intensamente. Trarrò insegnamenti anche da questo. Intanto godetevi quel poco che ho da offrirvi e ditemi che pensate se volete e potete.

sabato 24 agosto 2013

IL FUMETTO SECONDO LE MIE COINQUILINE...ovvero tutte le emerite cazzate che escono dalla bocca della ragazze con cui condivido zero interessi ma il 90% della mia vita a Milano.


A noi ci piace la posizione Asso

Della serie gli uomini sono dei maiali, ma provate a mettere nelle mani di una ragazza un fumetto ostentatamente pornografico in alcune sue parti e osservate con gioia le sue reazioni. E quello che ho fatto subito dopo essermi portata a casa Asso di Roberto Recchioni. La scelta di comprare il fumetto era d’obbligo: avevo intervistato l’autore e il volume chiudeva il mio percorso di lettura. Sono una persona seria! Mi documento io! Dato alla mia coinquilina il fumetto, aspetto, mentre lei sfoglia curiosa le prime pagine. Eccola sgranare gli occhi per lo shock. Faccio un sorrisetto, di quelli che sfoggia Asso quando è un po’ più birichino. <<Ma Ila cosa hai comprato? Ma hai intervistato questo tipo? Stai attenta! Io avrei paura di incontrarlo di nuovo>> mi dice concitata. E io rido. Mi domanda: <<Ma che sta facendo qui?>> e io rispondo, tranquilla: <<Del brutale sesso anale. La sta praticamente sodomizzando, non vedi?>>. L’ho definitivamente sconvolta. Poi come sempre tutto si ritorce contro di me.

Faccio una piccola premessa, non tanto per vantarmi (bugiarda!), quanto per rendere più chiari i fatti a seguire. Si dia il caso che abbia delle tette molto grosse e che il loro peso mi generi dei problemi alla schiena; tendo infatti ad ingobbirmi. E ormai tradizione della coinquilina, da brava sostituta della mia mamma, farmelo notare per correggermi, di modo che io possa assumere una perfetta postura eretta.

A questo punto quella dannata pazza capisce subito dove colpirmi e lo fa rapidamente: << Dato che hai comprato sto fumetto, impara a stare dritta con quella schiena assumendo LA POSIZIONE ASSO!!>>. Ebbene sì, ora stare dritti in culo in questa casa ha una metafora fumettistica. E che metafora!

*Tra l'altro Asso ultimamente è sempre tra i piedi. Tra critiche, battute e imbarazzanti siparietti con i miei genitori ritorna sempre. Vediamo se dopo questo ultimo post se la smette.*

giovedì 22 agosto 2013

ABOUT...COMICS

ABOUT...DYD E MARGHERITE


Pochi giorni fa ho avuto la fortuna di recuperare il Dylan Dog Maxi 2 e di leggere una delle storie più amate dai fan di Dylan Dog, appunto Margherite che, chiedo venia, non avevo mai avuto modo neanche di sfogliare. L’unico ricordo percepibile che avevo era una tavola originale che mi aveva totalmente rapita anni fa, alla mostra per il venticinquesimo compleanno dell’Indagatore dell’Incubo qua a Milano. Margherite, tra l’altro, è uno di quei capolavori che mi prendevo sempre la briga di citare ogni qualvolta mi venisse criticato il lavoro di Carlo Ambrosini, ma senza cognizione di causa. Semplice furbizia da ragazzetta che un po’ si è informata; sapevo che era una storia incriticabile, volevo difendere uno degli autori che più stimo (Napoleone I love you!) e, sì, giocavo sporco.

Non sono una megaesperta di Dylan, ma lo amo molto, più ora che negli anni passati poiché col tempo ho imparato ad apprezzare i suoi toni di grigio che prima, concentrata sulla mia concezione di verità e “capisciona” com’ero, non coglievo. Sto recuperando proprio adesso quelle meravigliose perle che ho inevitabilmente perso e che invece reggono le fondamenta del fumetto Bonelli che più mi appartiene.

Margherite è una di queste, in primo luogo perché è disegnata veramente bene. Però ammetto che questi son gusti. Quante volte ho sentito i commenti più disparati sulle tavole Bonelli! Il concetto di per sé è molto semplice: Dylan Dog, come gli altri albi della casa editrice, è un mensile  e necessita di numerosi disegnatori per mantenere viva la produzione. Ovviamente ognuno di essi avrà sia un proprio stile che una diversa concezione grafica di quest’ultimo. Il Dylan Dog di Brindisi non sarà mai lo stesso Dylan ritratto da Casertano, e potrei continuare così citando uno ad uno tutti i più importanti artisti che lavorano sull’Indagatore. Perciò la mia opinione a riguardo, come tutte, è molto personale.

In secondo luogo è veramente ben scritta. Breve e scorrevole, permette al lettore di soffermarsi sempre all’altezza degli eventi più rilevanti,  proprio dove perdersi nei propri pensieri diventa un’esigenza. Perché c’è poco da fare, se questa storia non vi fa riflettere siete degli insensibili!

In ultimo la storia è potente! Il povero Dylan Dog si ritrova -guarda caso in maniera inspiegabile- ad osservare ogni giorno una fioraia cambiare le proprie sembianze; la donna, a sua volta, vede Dylan allo stesso modo. Bloccati in questa trappola senza fine, dove l’angoscia e la sensazione di impotenza la fanno da padroni, i due non possono che pensare a quanto sia labile il confine dell’esistenza da quello della non-esistenza. L’amore non basta a suggellare un lieto fine questa volta, perché, per permettere a Dylan di tornare a far parte del mondo, quello vero, la dolce e riflessiva Margherita si scarificherà, tornando lei al nulla. Un modo piuttosto anomalo e curioso di definire la condizione degli emarginati, di quelle figure che sono più ombre che persone vere e proprie per il fatto che non ci soffermiamo, al contrario di Dylan, a scrutarle.

Memore ancora delle sensazioni e delle mille riflessioni che Margherite mi ha donato, non posso che accettare di buon grado la scelta di Ambrosini come autore completo del Dylan Dog di nuova serie in prossima uscita. Sono sempre strane e affascinanti le coincidenze.
 

Ho una speranza per Dylan: che torni quello di una volta. Vediamo se, piano piano, ci riesce.

 

COSE MIE...SERIE (!)

Vi segnalo i miei nuovi articoli nel sito Italian Post.

Recensione di Perchè Milano è meglio di Roma (se ci devi vivere) più intervista a Micol Beltramini QUA

Recensione di Portugal, Graphic Novel a cui sono legatissima QUA

Spero vivemente che li leggiate e vi piacciano.

Nel frattempo ho ripreso a scrivere recensioni, dopo un periodo dedito ad eventi e interviste.

Se avete qualche idea, se vi fa piacere che recensisca un fumetto che voi ritenete meritevole fatemi sapere. Lo faccio volentieri.

Seguitemi ad Italian Post. Presto scriverò a cadenza settimanale.

lunedì 12 agosto 2013

COSE MIE...SERIE (?)

QUELLA CHE ERO

Con la valigia in preparazione per la mia vacanzina nella Città Eterna oggi dovevo  assolutamente trovare due guide turistiche perse chissà dove nei meandri della casa. Siccome io son testarda, mia madre di più, abbiamo in pratica fatto le pulizie di primavera in estate. Infine i libri sono stati trovati. Meno male! Se no tanto lavoro per niente! Oltre a notar la felicità della mia mamma dopo la pulizia (mi sta già redarguendo però che devo finire di mettere a posto libri e riviste che ho salvato), oggi ho compiuto un vero e proprio tuffo del passato rivisitando la mia infanzia. E di considerazioni da fare ne ho veramente tante.

·         Ero una bimba che ci teneva alle sue cose. Penso di aver trovato più di trenta libri per l’infanzia in perfette condizioni, solo un po’ impolverati. Sapete com’è, avranno pur sempre quindici anni di vita o giù di lì. Diciamo che semmai diventerò mamma i miei figli hanno già la dote.

·         Ero piena di fumetti. Ho una sedia intera coperta da Cip e Ciop, Il corriere dei piccoli, Calimero, Bunny Band, Topolino e Tira&molla. Ammetto che è molto più facile che io leggessi le rubriche dei fumetti, ma ho davanti ai miei occhi proprio ora perle della mia infanzia risalenti ai mitici primi anni novanta! Figata pazzesca!

·         Ero una scrittrice. Ho trovato una miriade di racconti brevi scritti dalla bambina che ero. E sono incredibilmente fantasiosi pure. Mi ero dimenticata che per me, figlia unica e spesso più a contatto con gli adulti che con i bambini, raccontare storie era un gioco ormai assodato. Credo mi lascerò ispirare. O almeno credo che riderò davvero a crepauore, di gusto e, dopo tanto tempo mi sentirò davvero PIENA e FELICE.

·         Ero un’editrice (l’editrice di me stessa).  E sì! Ho trovato brillanti (anche no!) giornaletti rilegati con lo scotch e zeppi di rubriche settimanali, guarda caso, tenute tutte da me medesima. Le tematiche trattate sono le più disparate, dai dinosauri agli animali fino all’inquinamento. Avevo una certa tendenza animalista e gattofila se devo essere sincera. Il capo di me stessa ero io e non potevo deludere me stessa, lavoravo con serietà.

·        Ero una fumettista! Illustravo i miei magazine e producevo FUMETTI! Storie sulla cooperazione tra uomini e dinosauri, su mamme gatte protettive nei confronti dei proprio cuccioli e su ragazzine con la testa tra le nuvole che vivevano avventure dovevano essere all’ordine del giorno.
E io me ne ero dimenticata.

Quindi mi domando: se da piccola riuscivo ad essere tutto questo, oggi, senza grandi manie di grandezza, posso impiegarvi almeno un po’ delle mie forze? E la risposta per una volta è certa e ferma. Ed è un SI! Alla fine insomma sono al punto di partenza, ma di nuovo carica come prima e felice di potermi commuovere ancora e ancora per le piccole cose.

Mi rimetto al lavoro (se no madre mi ammazza), avevo bisogno di raccontare a tutti della bimbetta che ero, tanto per darvi un’idea. Spero che almeno un po’ di lei mi sia rimasto…perché era davvero SPECIALE.

domenica 11 agosto 2013

LUNEDI' CINEMA

Si lo so che è domenica...ma domani proprio non potevo perdere tempo e pubblicare :P Sto preparando le mie vacanze romane.

WOLVERINE L’IMMORTALE

Premessa

Tutti a criticare sto benedetto film! Ma tanto non ci riuscite a convincermi a non andare! Nella testolina di ogni ragazzetta nerd come me infatti il buon senso lascia sempre posto a questa domanda:
·         Quanto è BOOONO Hugh Jackman???
Che poi acquista di significato e si concretizza nella regola numero uno delle nerd-ragazze che si rispettino:
1.       MAI, MAI, E POI MAI PERDERE UN FILM CON HUGH JACKMAN AL CINEMA.

Che poi Hugh è l’eccezione che conferma la regola, l’omaccione che ispira sesso da ogni suo pelo, pure a me, che l’uomo glabro, lo sapete, è una filosofia di vita ormai. E’ brutalmente un orso, ma anche brutalmente sexi. Ispira tutti i desideri più oscuri e reconditi della donna e per una sorta di scherzo del destino, nel mondo reale pare sia il marito migliore del mondo. Con una moglie, tra l’altro, per niente bella e nemmeno un po’ affascinante. Crudele il mondo, davvero crudele!

Quindi, ricapitolando, per quanto i commenti sul web impazzino e siano belli critici (della serie Superman MoS ci fa un baffo che Wolverine è peggio!) e sotto sotto mi tormentino, non posso che rispettare il corollario di regole che mi sono autoimposta e concentrarmi ancora una volta su quel cu...ooore d’adamantio che ha il buon Jackman.

I punti salienti…

Per poter considerare piacevole questo film l’unico modo è, purtroppo o per fortuna, concentrarsi sul corpo dello stracitato attore nella seguente maniera:

Va’ che maschione col capello lungo!

Va’ che roba quant’è incazzato, i muscoli si applaudono da soli!

Va’ che bel CULO! Ma su dai fatti lavare per benino dalle giapponesine!

Va’ in canotta che cazzo di pettorali in mostra!

Va’ che bel fisico anche se sanguina!

Ma va’! Col kimono sei ridicolo! Braaaaaava toglilo! Così è meglio!

E così via.

Perché è davvero un film ad encefalogramma piatto. Davvero, davvero imbarazzante. Non decolla mai, continua a farci credere che ad un certo punto le cose si faranno interessanti, mentre invece la trama è noiosa e scontata. Va avanti per due ore lasciando lo spettatore lì, annoiato  a non sapere più cosa pensare, a chiedersi il perché di certe (tutte) le scelte prese. Le poche scene di pura azione del nostro amato Wolverine forse sono l’unica cosa che salvo (ma molto forse, l’attacco ninja finale era ridicolo e molto poco ninja). I dialoghi mi sono parsi a tratti insensati, a tratti di una banalità da film rosa di quarta categoria che neanche Moccia poteva riuscirci a fare peggio. Niente mi infastidisce più di un film satollo di frasi fatte  e odio l’imbarazzante sensazione che mi si ripropone allo stomaco quando inizio, ridendo nervosa e recalcitrante, ad azzeccare una dietro l’altra le battute seguenti. Non perché sia un genio, anzi l’opposto,  ho generalmente poco acume e se, come con Wanted, la mia poca arguzia basta a sapere già dove si vuole andare a parare, il film generalmente è una merda.

Però meno male che c’era Hugh! Senza di lui davvero non avrei retto e mi sarei fatta prendere dalla collera. Avrei metaforicamente preso a calci:
·         in primis l’inutile Grizzly che marca simpaticamente il territorio nel preludio (ma ad arrecargli una morte lenta e dolorosa ci pensano già i cacciatori, quindi, for
·         poi l’insopportabile sciopamaschi Mariko, che al posto di usare bene i coltelli (da esperta quale era alle elementari) si diletta a scartavetrare i maroni con la sua personalità pezzente per poi salvare la situazione come una vera eroina (dei miei stivali!)
·         e infine la nuova Mark di Ironman, che se per una volta non ci mettevano un’armatura in un film di supereroi ero più contenta.
Jean poi  è un personaggio che detesto anche nei fumetti, figurarsi in un film a far la parte dello spettro nella mente di Wolverine! Non commento va’ che è meglio!

Spoilerazzo

Dopo i titoli di coda l’insopportabile dato di fatto, la nuova terribile verità: i film X-men non sono ancora finiti! Ed è così, dal nulla, che appaiono a Wolverine  Magneto e il Professor X (ma non erano morti?) pronti a offrirgli una nuova  collaborazione. Fossi in te, mio caro mutante, li apostroferei un bel:  <<Ma vada via il cul!>>. Possibilmente calandoti anche giù le braghe, che così ci rifacciamo gli occhi!
Conclusione

La mia libido tuttora non mi permette di bocciarlo in toto. Ma se foste stati uomini l’avreste fatto. Se proprio proprio volete andare al cinema piuttosto andatevi a vedere Pacific Rim, che tanto voi  di regole nerd da seguire non ne avete!

 

sabato 10 agosto 2013

ABOUT...COMICS

ASSO

Per farvi capire quello che è Asso per me e per il suo stesso autore, devo per forza iniziare raccontandovi un aneddoto che si riferisce alla primavera scorsa quando, di fatto, conobbi Roberto Recchioni per la prima volta. Ero a Torino per accaparrarmi la mia copia di Mater Morbi autografata e per intervistare lo sceneggiatore, sin da subito disponibile per un’intervista. Fino ad allora non conoscevo molto i suoi lavori, ma quei pochi che avevo avuto in mano mi avevano colpito profondamente. Durante l’impacciata intervista l’autore mi aveva parlato di Asso, trattandosi di una delle opere costituente la triade pubblicata tra il 2012 e il 2013. Con nervosismo, per evitare brutte figure, ho sentito il bisogno di esporgli la mia mancanza: non lo avevo ancora letto. Lui mi ha sorriso beffardo, come i bulletti che tanto gli stanno a cuore, e mi ha detto testuali parole: << Asso non ti piacerà>>. Ebbene si sbagliava.
 
E’ innegabile che Asso sia un prodotto particolare: fortemente autobiografico, riesce ad essere dissacrante e stimolante, senza mai prendersi troppo sul serio, senza mai ambire ad essere più di quello che è.  Sfogliandolo, è abbastanza semplice capire perché non piaccia al pubblico femminile: la maggior parte delle storie in esso raccolte sono pornografiche e spietatamente sadomaso. Ma buon per me che non è così facile sconvolgermi, sono andata oltre e ne ho letto il contenuto.

Ne sono rimasta a dir poco folgorata. Asso è sé stesso, vive intensamente, vive di sé; è edonista, sfacciato, sbruffone, arrapato, volgare, egoista, ma nonostante i suoi difetti è SIMPATICO. Talmente simpatico da indurre anche me ad essere un po’ come lui, più cattiva, più me stessa, senza troppi freni, alla ricerca costante del piacere. Perché Roberto, come Asso, bene non sta e ha imparato a sue spese che il concetto di “carpe diem” è sacrosanto. Il libro, in questo senso, è stato per me catartico. Ha reso possibile osservarmi dall’esterno con una consapevolezza nuova, mi ha fatto capire che in realtà mi sentivo ormai morta e che volevo tornare a vivere. E l’ho fatto.
 
Così capite che a questo fumetto devo molto e non esisterà giorno in cui, aprendolo, smetterò di sorridere.
 
Perché è un fumetto profondo anche se profondo non lo è.

Perché può essere tutto o niente nello stesso tempo.

Perché c’è un po’ di Asso in ognuno di noi.

E non è poi così sbagliato tirarlo fuori una volta ogni tanto.

venerdì 9 agosto 2013

IL FUMETTO SECONDO LE MIE COINQUILINE...ovvero tutte le emerite cazzate che escono dalla bocca della ragazze con cui condivido zero interessi ma il 90% della mia vita a Milano.

Modi anomali per identificare un supereroe

Si parla del più e del meno al posto di studiare. Strano no? E tanto per cambiare si parla di uomini, di pregi e di difetti. Io e la mia coinquilina abbiamo gusti molto diversi. Lei si fionderebbe immediatamente sul primo fustacchione dalla spalle larghe e con occhi verdi gli si pari davanti, io sono altrettanto attratta dai tipi smilzi, tendenzialmente dandy e dagli scarmigliati capelli lunghi. Insomma siamo agli antipodi. Lei ha inoltre uno strano disgusto nei confronti dei ragazzi con gli occhi azzurri, connotazione fisica che, a suo parere, accresce, non so spiegarvi in che maniera, la sfacciata viscidità degli uomini, che “sono già di per sé tutti dei porci”. Io continuo a ribadirle che non ho mai avuto questa impressione e le faccio presente che mio padre ha dei bellissimi occhi color del mare. Poi mi spiega che l’unico caso in cui accetta nel “maschio” le iridi azzurre è quando la tonalità tende al cobalto, al celeste scuro. E mi porge un esempio: <<Ti faccio vedere questo mio amico su facebook che ha dei bellissimi occhi blu>>. Poi si illumina perché ha trovato un collegamento che può permettermi di giudicare ancora meglio tutto l’ambaradan e continua: <<Tra l’altro somiglia tantissimo…hai presente…quel supereroe con gli occhi azzurri del telefilm?>>. E io, incuriosita: <<Di chi stai parlando?>>. E lei lancia la sua risposta shock:

<<Ecco! Ci sono!QUELLO DI SMALVILLE!!>>.

 
MA E’ SUPERMAN!

mercoledì 7 agosto 2013

ABOUT...CINEMA

ARMA LETALE e i film d'azione                                     
 
I film action/polizieschi mi piacciono, ma ho la tendenza a rimescolarli tutti in un unico pentolone e a dimenticarmene nomi e attori nel giro di un nanosecondo. Il mio comportamento genera una serie di incomprensioni non da poco e mi permette di fare una piccola digressione atta come sempre a sminuirmi e a farvi battere la testa contro  il muro.
Perché sono veramente un ignorante. Ma ignorante forte, nel vero senso della parola. Infatti tanto per tirar fuori qualche scheletro nell’armadio…

·         Non c’è un film action di culto che abbia visto, la maggior parte dei film del genere che conosco sono considerate cagate dagli amanti e dagli esperti;

·         Non vado quasi mai al cinema a vederli;

·         Non so cos’è Die Hard, ne di cosa tratti;

·         Ho visto solo il primo Fast and Furious;

·         Ho retto Mission impossibile 2 solo per i primi 60 secondi, poi mi sono addormentata. Continuo a reagire così ogni volta che ritento la visione. Con il primo e il terzo non ci ho neanche provato;

·         Non ho MAI visto nemmeno un Rambo;

·         Confondo sempre Bruce Willis, Mel Gibson e Harrison Ford con una nonchalance che agghiaccia;

Vi giuro che potrei andare avanti così all’infinito e mi riprometto che farò un elenco completo per rendere noto al mondo la mia bizzarria e la mia consapevole idiozia; per oggi mi fermo qui.
Un’altra precisazione necessaria: I FILM ACTION CONFONDONO I MIEI ORMONI. Una ragazza forse non dovrebbe essere così esplicita, ma ci sono attori come lo stesso Mel Gibson che mi rivoltano e mi scombussolano. Arrivo anche ad ululare brillanti dichiarazioni alla Tv; ne san qualcosa  le mie coinquiline memori ancora dei “CHE BONO!” concitati diretti ad un Keanu Reeves, bello tornito e muscoloso in Pointbreak. Quindi se c’è l’uomo che mi fa sangue, di genere, mi incollo alla tele altrimenti pace; sarai un bel film ma sei scartato!

Ieri alla veneranda età di 25 anni ho guardato Arma Letale. A fianco avevo solo –triste storia– un ritrovato Billie Joe in occhiali da sole, beato a figheggiare dentro un poster. E devo dirlo ci ho anche provato a fare la seria e a cercare di prendere appunti per inserire spunti interessanti per il blog, ma proprio non ce l’ho fatta! Perché lui in tutta la sua innata bellezza era lì, giovane e anni ’80 come non mai. Mel, my love, ti perdono tutto, anche il capello, ma perché non ti ho notato prima? Ci piacevi da giovane! La mia contemplazione (indovinate di cosa) è proseguita un bel po’. Credo di aver notato i suoi occhi azzurri dopo la pausa tra il primo e il secondo tempo, tanto ero intenta ad osservare altro.
I
l film mi è piaciuto. Il classico film di sbirri piacevole direi. I due protagonisti sono perfetti;  il capo, retto e ligio alla legge, che, tanto per non esagerare, è pure di colore viene spalleggiato dal poliziotto folle, instabile arma letale, utile nei momenti più opportuni. I soliti giochi di potere e lo spaccio di eroina la fanno da padroni e l’inevitabile lieto fine è incorniciato degnamente dallo scontro di arti marziali (o erano pestoni?) del secolo.

Mi spiace…è più forte di me…più di questo non riesco proprio a tirarmi fuori.

Sto ancora pensando agli adorabili…occhi azzurri di quel pazzo pazzo Mel!

*Nota: la capigliatura di Mel Gibson mi ha ispirato. Ho fatto giusto un po’ di disegnetti stupidi. Ma son troppo bruttarelli per mostrarveli :P*

martedì 6 agosto 2013

Racconti(di)MI


OCCHIO ALLA SCALA (SE NO POI CADI)

La breve storia di come un ritardo può costare una caduta e di quanto i fumetti possano salvarti la vita nella maniera che meno ti aspetti.

Ho appuntamento con Bea alle undici davanti alla Scala poiché abbiamo ottenuto dei biglietti d’entrata per le prove della Filarmonica di Milano. Non sono mai entrata dentro il famoso teatro ed è l’occasione buona per godersi un esperienza nuova e ascoltare rilassata musica classica. O, al massimo, dormire se non reggo quelle dolci melodie. Mi sveglio tardi  e sono già in ritardo. Ho mezzora di tempo per scappare, mentre scrivo un elenco interminabile di scuse per messaggio alla mia amica, che è già là recalcitrante. Rischiamo seriamente che le hostess, in un luogo così altolocato e chic, non ci facciano più entrare a prove cominciate per evitare di disturbare l’orchestra. E allora prendo la mia borsa BAO, rossa fiammante, con Cliff in bella mostra, compagna di fiere del fumetto ed altre avventure, e inizio la corsa contro il tempo con le note di Final Countdown in testa. Corro e prendo la 90, corro ed entro in metro, corro e arrivo al Duomo! Cominciano i miei ultimi cento metri a ostacoli nel terreno di gara più insidioso: la Galleria. Mi ci fiondo a turbo, schivando i turisti giapponesi e accelero alla vista della Scala. Bea è là e mi sorride, smorzando in breve tempo nel suo viso la tensione…

Poi mi ritrovo sdraiata a terra, di lato, con l’anca dolorante e le mani sommerse da ghiaietto lacerante e fastidioso. Sono caduta e non so manco come ho fatto! Un uomo con un trolley mi chiede cortesemente come sto e se ho bisogno di aiuto. Intontita ringrazio e rapida, ma non in corsa, raggiungo Bea all’atrio. Le chiedo concitata e ancora atterrita per lo spavento: <<Bea come ho fatto?>>. Lei ancora scioccata (in fondo ha visto la mia morte nei suoi occhi) mi ribatte: << E’ stato l’uomo con cui hai parlato, ti ha investito con la sua valigia. Ti ha preso in pieno!>>. Con gli occhi sbarrati: << Ah! Sto stronzo!>>continuo, ma mi rendo conto che non c’è tempo  e concludo: <<Va bene, ora ci sono. Solo la mano destra mi brucia un po’. Sopravviverò!>>. Entriamo dentro, in platea, con la sala già buia. I musicisti entrano e io ascolto rapita, ma nel frattempo non totalmente concentrata come mio solito. Ho altro in testa. In fondo se non sono graffiata e ferita è merito solo di quell’amore di borsa che avevo alla spalle e che mi ha attutito il colpo. Donatami a Lucca con l’acquisto di un cospicuo numero di fumetti dalla casa editrice Bao Publishing era divenuta la mia coperta di Linus agli eventi più disparati. Ora è tra le mie braccia, rotta e lacerata, con il manico strappato. Ha fatto scudo tra me e il duro pavimento ciottoloso e ne ha avuto la peggio. Quindi mentre sono là, alla Scala –dentro la Scala- ad ascoltare musica, ciò che di più bello c’è al mondo, non posso che sorridere malinconica per il modo in cui il fumetto salva ogni giorno in qualche modo la mia vita.

*La borsa di tela rossa Bao è ancora qui, rattoppata e logora, ma sempre in uso, perché certi oggetti sono di fatto la rappresentazione di un amore continuo e totalizzante che, in qualche modo misterioso, a volte si manifesta.*

lunedì 5 agosto 2013

RIFLESSI DI ME…ovvero pensieri, spunti e sfoghi variegati quasi come i gelati.

Sul concetto di profondità

Non sono mai stata falsa e dirò con tranquillità che mi sono sempre sentita una ragazza piuttosto profonda. Qualcuno mi ha fatto capire che non sono così. Al contrario sono stata fin troppo superficiale! Ho confuso l’ipersensibilità che mi connota e che mostro in maniera dannatamente sfacciata con la profondità. La profondità, infatti, non è qualcosa di insito nelle persone. E’ una qualità che si ottiene solo se viene ricercata e accudita. Solo i curiosi fino al midollo, che tendono più di ogni altro alla ricerca, possono riuscire a percepire l’ultimo tassello del mosaico.

Ma c’è di più. La curiosità, per raggiungere elevati livelli di profondità, non deve manifestarsi solo nei confronti di ciò che ci è affine, ma anche nei confronti di ciò che più ci fa ribrezzo. Analizzare i motivi per cui una cosa non ci piace comporta infatti due effetti concatenati: la miglior comprensione del proprio essere e l’osservazione concreta di quanto di oggettivo ci sia nelle nostre critiche. Due lati importanti della stessa medaglia, insomma.

Quindi, d’ora innanzi mi pongo davanti alla realtà con l’approccio di Dylan Dog: mi faccio le giuste (?) domande e ne cerco le risposte. Anche se dubito, proprio come succede all’Indagatore dell’incubo, di ottenerne di esaustive. Per fortuna che poi ci sono anche quelle persone che sanno le risposte da subito, ma si pongono sempre e comunque le domande, per sicurezza, per non dimenticare qualche piccolo dettaglio rilevante. Loro io li chiamo MAESTRI. E da loro non smetterò mai di imparare.

 
E voi che ne pensate a riguardo?

COSE MIE...SERIE (!)

RECENSIONE MATER MORBI

Come sapete (o forse no) sto provando anche a lavorare seriamente. Recensire i fumetti non mi è sempre facile, sono sempre troppo coinvolta, ma ci provo e lo faccio con passione e spero con professionalità (sicuramente con maggiori pretese di serietà rispetto alla mia produzione postata nel blog).

Ecco QUI spero il primo di una lunga serie di miei contributi per il sito ItalianPost, appena aperto e gestito da gente "giovine" e competente anche più della sottoscritta.

Trattasi della mia recensione di Mater Morbi (edizione Bao Publishing) con annessa intervista allo sceneggiatore Roberto Recchioni, da maggio curatore di Dylan Dog. Se amate Dylan date un'occhiata. Se amate me date un'occhiata. Se amate gli artisti date un'occhiata che i fumettisti sono sempre i migliori!

COSE MIE...SERIE (?)


RINGRAZIAMENTI DI FINE ANNO SCOLASTICO

Io non lo so che cosa ho fatto per meritarmi tutte le fantastiche stranezze accadute in questo periodo della mia vita! In questi mesi ho infatti conosciuto persone davvero speciali, davvero grandi, davvero davvero davvero gente di sostanza come piace a me! Il bello è che a ogni singolo individuo non è bastato essere per me un incontro speciale. Tutti sono stati qualcosa in più. Hanno capito sin da subito quanto fossi assetata e affamata e mi hanno nutrito con gioia e spontaneità. Ed io, come una spugna secca che imbibita di acqua si gonfia, ho assorbito tutto ciò che potevo. Ho sentito che si riconoscevano in me, li ho trovati altrettanto sensibili alle mie problematiche e sempre abbastanza intelligenti da carpire qualche piccolo frammento di me nascosto per benino nel profondo. Non solo mi hanno colto, a volte mi hanno riaggiustato anche, esattamente come un bambino che inserisce nel posto giusto una nuova tessera mancante del puzzle o come un chirurgo che dopo un lungo intervento, prestando attenzione ad ogni minuzie, ti aggiusta. Ogni piccolo contributo che ho ricevuto è stato rilevante, intenso ed emozionante. E’ stato VITA VERA.
Spero allora che la mia nuova vita vera continui ancora giorno dopo giorno a prendermi alla sprovvista, che giochi con me, che sbrindelli ogni parte della mia anima, che mi cambi ancora e ancora e ancora. Che mi migliori.
Grazie a chi c’era prima, non vi ho dimenticati. Anzi! Grazie a chi di nuovo si è aggiunto. Grazie in anticipo a chi prima o poi busserà alla mia porta. Sono sicura che si troverà proprio dentro una gran bella festa!

LUNEDI' CINEMA

PACIFIC RIM
Prima premessa
Sono giovane, troppo giovane per essere cresciuta a “pane e robottoni” e mentirei a me stessa se vi dicessi che il film Pacific Rim è la realizzazione di un sogno d’infanzia. Ahimè! Per mia sfortuna ho quei cinque-dieci anni in meno che non mi permettono di valutare la pellicola in tal senso.
Non sono neanche una giovanissima fan di tutto ciò che è Giappone. Per cui non mi passa neanche per la testa l’idea di criticare a priori un progetto così ambizioso e “potente” con motivazioni futili e superficiali quali: <<Ci risiamo! Ecco un altro plagio!>>. Povera me! Non sono purtroppo così giovane.
Sono neutrale, in mezzo ad un campo minato dove due generazioni si menano (metaforicamente) con la stessa ferocia esercitata da Kaiju e Jaegers. Così mentre loro continuano ad azzuffarsi, io, quatta quatta, vado al cinema senza grandi pretese e con la sola curiosità di osservare l’impatto che il film avrà su di me. Chissà da che parte poi mi schiererò e se mi schiererò.
Seconda premessa
La beffa di arrivare tardi alla visione delle ventidue il lunedì e di dover rimandare l’appuntamento cinema all’indomani è come un colpo sferzante di frusta. Soprattutto se, proprio come quando hai un primo appuntamento, ti sei fatta un sacco bella. Si ragà mi sono infighettata per i robottoni! Sono proprio andata! Niente proprio! Smalto metallico abbinato al Mark 3 e tacchi a spillo borchiati non sono serviti allo scopo. Peccato! Che con il 3D quasi ci credevo che almeno uno dei robot mi rapisse! Invece, come al solito, sono stata punita per la mia impudenza. E con quei taccazzi, che impudenza!
I punti salienti…
1)      L’incipit geologico avrà sicuramente eccitato un cospicuo gruppo di geologi oltre a me medesima. E Leo Ortolani ti aspetto al varco. Anzi no! Ti aspetto proprio lì sulla dorsale pacifica con la tua recensione in mano! Miei cari sceneggiatori, c’è poco da fare, la geologia vi servirà sempre!
2)      Il film è micidiale! Pare di essere dentro un cartone giapponese (MA DAVVERO!), con tutto il bene e il male che ne consegue.
3)      Ad ogni azione è corrisposta una mia smorfia di stupore, tanto smodata quanto la potenza dell’attacco visionato. Botte da orbi insomma, che mi hanno proprio fatto bene al cuore, oltre a fornirmi una gran bella scorta di adrenalina extra.
4)      Era da tanto che non uscivo dal cinema con un sorriso tanto smagliante e profondamente sincero. E, vi giuro, non è merito del palestrato biondino di turno, che, lo sapete, a me gli uomini piacciono mori, scuri e molto magri!
5)      Il 3D, oltre ad essere piacevole e ben fatto, non mi ha dato per niente fastidio agli occhi. Un MIRACOLO!
Questi sono i cinque motivi principali per cui, secondo me, vale la pena di spendere questi benedetti dieci euri al cinema. Se non per un film come Pacific Rim per quale?
 
Demeriti con spoiler (vi ho avvertito, ne?)
Due piccole pecche da me rilevate e che non mi sono andate del tutto giù (accetto volentieri scambi e commenti a proposito belli miei!):
1)      Il Kaiju gravido: ma si può che i cloni fanno figli?
2)      La fine troppo, troppo, troppo simile a quella di The Avengers (ma non conosco i tempi di produzione dei due film, quindi potrei essere facilmente contraddetta): anche se poi a chiudere i portali come fai, se non con un reattore nucleare?
Conclusione
Sono vecchia dentro perché Pacific rim per me spacca! E non dubito che il mio entusiasmo spropositato all’uscita dalla sala sia stato più che affine a quello di chi qualche annetto più di me ce l’ha. TRENTENNI E QUARANTENNI, ve lo dico, PER ME AVETE VINTO LA GUERRA A BORDO DEI VOSTRI GIGENTESCHI E MICIDIALI ROBOT!
 
*Sarei grata se diceste la vostra sul film. Commentate dai che vi voglio ancor più bene*