martedì 24 marzo 2015

Essere Spike

Son passati 18 anni da che Buffy è apparsa nelle nostre case divenendo il fenomeno che è stato e facendoci amare pazzamente i vampiri molto prima di Twilight e True Blood. L'anniversario mi ha dato modo di riguardare alcuni episodi della serie e di apprezzare ancora di più quello che sempre sarà il mio personaggio preferito: Spike.

Canticchiando le magiche note di once More With Feeling, puntata musical della sesta stagione, finisce sempre che canti questa cosa qui



che rappresenta fondamentalmente chi è Spike e cosa è l'amore (quello vero) per lui. Guardate il video e ammirate il povero cagnolino che si strugge in mille modi perchè non è amato e lo sa. Ragionando sul mio vissuto attuale la mia empatia col personaggio deriva proprio dal suo modo di stare accanto a Buffy, che è ugualissimo al mio modo di vivermi un uomo.

Io amo. Finisco per farlo, ci provo a desistere, ma non ci riesco. Io amo perdutamente: non rompo i coglioni, accetto i rifiuti anche se non rinuncio mai del tutto. So quando potrebbe funzionare.

Anche se non mi consideri all'altezza. Anche se non ti consideri all'altezza. Anche se non mi prendi sul serio.

Vivo i miei sentimenti. Mi struggo e li sopporto. Preferirei non intralciassero la mia vita,  ma non succede quasi mai. Esami andati, lascrime agli occhi e lavori rimandati. Questo alla fine è sempre ciò che mi resta. Nessuno rischia con me.

Io sono disposta a tutto. Disposta a sopportare tutto. Disposta a fare tutto. Per essere migliore. Per stare bene e far star bene.

Io mi metto da parte e faccio di tutto per essere una buona spalla. Io ti seguo ovunque incoerente con me stessa, ma coerente con i miei sentimenti. Io capisco i miei errori e ti lascio in pace. Io per te non darei l'anima, me la riprenderei per averti nel modo giusto. Per tentare il tutto per tutto. Per arrivare al tuo cuore freddo.

Ecco Spike. Ecco Ilaria. Ma alla fine quello che volevo dire è poca cosa e si rissume in una frase.

Cuori Freddi, mi spiace, ci avete perso voi.

giovedì 19 marzo 2015

Auguri Babbo!

Oggi è la festa del papà.

Il mio papà come prima cosa non è mai stato mio papà, semmai mio babbo. Il termine papà, odiato da entrambi, è sempre stato per noi una sorta di vezzeggiativo della parola padre. Ma mentre "padre" è un ternime antipatico proprio perchè suona come una parola tronfia, così colma di tutta quella resonsabilità che il ruolo necessita, il termine papà fa l'opposto, sminuendone l'importanza. Che poi diciamolo: papà suona proprio male!

Il mio babbo è come me. Identico. E più cresco più gli somiglio. Se dovessi scrivere gli ingredienti che ci contraddistinguono, li elencherei così.
- Una buona dose di sensibilità, di quella fine che non si trova così spesso, che scava, va a fondo e che permette di essere lettori onnivori e discreti pensatori.
- Una bella manciata di bisogno di essere apprezzati per quello che si fa e per quel che si è, perchè non si è capaci di dosare la nostra capacità di farsi in quattro per il resto del mondo.
- Una grossa corazza dura e forte che nasconde tutto questo, fatta di ironia, di battute grezze, di sarcasmo.
- Una straordinaria capacità di mettere in disordine la qualunque, di non farlo volutamente, di rimandare l'inevitabile riassetto finchè la povera mamma perde la pazienza e brotolando crea un ordinato caos.

Il mio babbo soffre quando non riesce a capirmi e quando mi vede soffrire. Credo riveda in me il sè stesso che non era felice, quello senza mia mamma. Non me lo vuol far pesare e allora evita di mostrarsi triste pure lui e decide di spronarmi facendomi dei regali. Un giorno, dopo avergli detto che volevo leggere Il giovane Holden mi ha comprato l'edizione deluxe da 18 euro. Così tanto per fare le cose in grande. Perchè gli manco. E manca anche a me.

Una volta, chiacchierando, una persona mi disse che quasi non parlava coi suoi genitori, che non si sentiva capito e che loro non vedevano niente di buono nel suo bisogno di realizzarsi con un lavoro creativo. Scocciature, insomma. Mio babbo non capisce proprio come possa amare i fumetti, non li conosce e, cosa peggiore, non vuole neanche provarci a conoscerli. Riesce a malapena a intuire cosa mi spinge a spezzarmi la schiena per una passione che non mi dà fonte di reddito, ma non critica mai le mie scelte. Vuole solo vedermi felice. se è il fumetto è la via. ben venga. Se è un lavoro normale la via, ben vanga. Se è stare a Milano la via, ben venga. Perchè mi vuole solo felice e realizzata.

Con mio babbo litigo spesso quando sono a casa. Ma si tratta sempre e solo di cazzate e imcomprensioni. Per il resto, come la mamma è sempre qui, presente.

La cosa più divertente di mio babbo è però il modo imbarazzato in cui mi guarda ancora quanto lo abbraccio, che mi fa sempre sorridere. Come se non fossero passati 27 anni dalla prima volta che mi ha preso in braccio.

Auguri bà! Ti voglio bene.